Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione 1333 tempera e oro su tavola - Firenze, Galleria degli Uffizi
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La Luce nell'arte - “Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre”. (1 Giovanni 1:5)

La presentazione esplora il ruolo cruciale della Luce nella pittura occidentale, intesa sia come manifestazione di Dio sia nel suo dialogo con la luce naturale. Nelle opere del Duecento e Trecento italiano, la Luce divina anima figure e oggetti con una luminosità interna. Artisti come Duccio di Buoninsegna, Cimabue, Simone Martini e Giotto esprimono questa concezione, e Giotto introduce gradualmente la luce naturale, in armonia con la Luce divina.

Tra Trecento e Quattrocento, la rappresentazione della luce naturale si evolve, creando un dialogo con la Luce divina e dando vita a dipinti caratterizzati da straordinarie combinazioni di colori e forme. Con il Rinascimento e l'Ars Nova, artisti come Masaccio, Piero della Francesca, Jan Van Eyck e Rogier Van Der Weyden sviluppano una pittura in cui la luce, in entrambe le sue nature, svela la bellezza del creato e del Creatore, generando effetti innovativi come le ombre colorate, simbolo dell'eterna presenza della Luce.

La presentazione vuole dimostrare il profondo valore, nella produzione pittorica occidentale, della rappresentazione della Luce, intesa come presenza di Dio, e il suo intimo dialogo con la luce naturale.

Nelle opere pittoriche del Duecento e Trecento italiano le figure, la natura, gli oggetti rappresentati sembrano animati da una luce endogena, più che essere illuminati da fonti luminose esterne.

All’interno dei manufatti artistici tutto è luce, anzi Luce, ovvero espressione di Dio. Questa pittura di Luce trova sublime espressione nelle opere dipinte da artisti quali Duccio di Buoninsegna, Cimabue, Simone Martini e Giotto.

Proprio con la rivoluzione figurativa condotta da Giotto, oltre alla Luce di Dio, inizia lentamente a trovare rappresentazione la luce naturale. La luce naturale si fa così spazio, invade le superfici dipinte, plasma le forme del creato e rivela il vero visibile.

Questa nuova attenzione alla luce naturale non si oppone alla Luce di Dio, non la esclude; la resa della luce naturale inizia tra il Trecento e il Quattrocento un intenso dialogo con la Luce divina generando straordinarie sinfonie di colori e armonie di volumi e di forme.

Con l’avvento della cultura figurativa del Rinascimento e dell’Ars Nova, artisti quali Masaccio, Piero della Francesca, Jan Van Eyck, Robert Campin e Rogier Van Der Weyden generano una nuova pittura, una pittura della luce e di Luce. La luce, ormai nella sua duplice natura (reale e divina), riempie così lo spazio pittorico e rivela la bellezza del creato (e del Creatore). In questi straordinari dipinti la luce inizia a generare ombre colorate, rivela cioè i colori del creato anche nelle zone d’ombra e…“non ci sono tenebre” (1Giovanni 1:5).


Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione 1333 tempera e oro su tavola - Firenze, Galleria degli Uffizi
La Luce nell'arte pittorica

La presentazione vuole dimostrare il profondo valore, nella produzione pittorica occidentale, della rappresentazione della Luce, intesa come presenza di Dio, e il suo intimo dialogo con la luce naturale.

Nelle opere pittoriche del Duecento e Trecento italiano le figure, la natura, gli oggetti rappresentati sembrano animati da una luce endogena, più che essere illuminati da fonti luminose esterne.

All’interno dei manufatti artistici tutto è luce, anzi Luce, ovvero espressione di Dio. Questa pittura di Luce trova sublime espressione nelle opere dipinte da artisti quali Duccio di Buoninsegna, Cimabue, Simone Martini e Giotto.

Proprio con la rivoluzione figurativa condotta da Giotto, oltre alla Luce di Dio, inizia lentamente a trovare rappresentazione la luce naturale. La luce naturale si fa così spazio, invade le superfici dipinte, plasma le forme del creato e rivela il vero visibile.

Questa nuova attenzione alla luce naturale non si oppone alla Luce di Dio, non la esclude; la resa della luce naturale inizia tra il Trecento e il Quattrocento un intenso dialogo con la Luce divina generando straordinarie sinfonie di colori e armonie di volumi e di forme.

Con l’avvento della cultura figurativa del Rinascimento e dell’Ars Nova, artisti quali Masaccio, Piero della Francesca, Jan Van Eyck, Robert Campin e Rogier Van Der Weyden generano una nuova pittura, una pittura della luce e di Luce. La luce, ormai nella sua duplice natura (reale e divina), riempie così lo spazio pittorico e rivela la bellezza del creato (e del Creatore). In questi straordinari dipinti la luce inizia a generare ombre colorate, rivela cioè i colori del creato anche nelle zone d’ombra e…“non ci sono tenebre” (1Giovanni 1:5).

Relatore
Barale Cristina
Cristina
Barale Cristina

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